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ALBANIA

ALBANIA - CASA  MIA

Due personaggi non proprio recenti costituiscono punti di riferimento importanti per l’identità culturale albanese. Uno è Giorgio Castriota Scanderberg (1405-1468), eroe della resistenza albanese contro i Turchi, la cui effigie troneggia nei monumenti nelle piazze, nella scultura e nella pittura fino addirittura agli anni ottanta del ‘900. L’altro è Onufri, cinquecentesco pittore di icone scoperto all’inizio del ‘900, a cui è dedicato un premio nazionale annuale che è trampolino di lancio per i giovani artisti albanesi. La mostra della XVIII Edizione del Premio Onufri curata da Alban Hajdinaj, anche lui artista and curatore, è attualmente in corso al piano terreno della National Gallery of Arts di Tirana, che negli altri piani documenta l’arte albanese, soprattutto la pittura, dai ritratti e paesaggi di fine ‘800, cioè da Sister tone di Kole Idromeno agli operai-eroi del Realismo socialista fino all’espressionismo astratto. Lo scorso 1 febbraio la giuria del Premio (la curatrice Sandra Pusterfoher, il filosofo e critico Shkelzen Maliqi, l’artista Gentian Shkuti) ha decretato i vincitori: Sidi Kanani, la cui pittura è dedicata agli spazi urbani post industriali, Shpetim Kerkova, dalla pittura ora grottesca ora ironica. Premiata dunque la pittura, a scapito forse della interessante e ben presente ricerca fotografica, come Drink tickets at the house of Alice di Klodiana Alia.(fig.1)

Sul retro dell’edificio della National Gallery, dietro le statue bronzee dismesse e rotte di Lenin e Stalin, senza niente che ne segnali la presenza, l’importante evento curato dal Tirana Art Center che ha accompagnato l’inaugurazione della mostra del Premio il 22-12-2011: l’installazione Astronauts Saw My Work and Started Laughing di Petrit Halilaj (fig.2), specie di tenda-casa realizzata tirando dei fili su cui crescono piante rampicanti, con cui l’artista ormai affermato a livello internazionale prosegue il discorso sulla casa.

Più in generale, il tema della casa ha attraversato l’arte albanese dopo la fine del chiuso regime comunista nel 1992, con declinazioni molteplici. Casa materiale da abbandonare, abbandonata, rovesciata con gli spioventi del tetto rovesciato che diventano ali, da portarsi dietro (Adrian Paci, Home to go 2001, Home sweet home 2002, Cappella Pasolini 2005, Pictori 2002), da rifare, ricostruire altrove, riportare in vita (Petrit Halilaj per la Galleria Chert ad ArtBasel 2011, si fa portare 60 quintali di terra ed erba dal giardino della sua casa d’origine). Casa intesa in senso più ampio, come spazio culturale, visivo e immaginario (ancora Paci nel video PilgrIMAGE in cui l’icona della Vergine abbandona la chiesa/casa di Skodra per riapparire in una a Gennazzano; oppure nel video Skinheads Swimming di Sislej Xhafa la Fontana di Trevi “casa” di Anita Ekbert che chiama a gran voce Marcello nel mitico film di Fellini diventa quella di due Skinheads che fanno l’amore). Casa come assenza caratterizzante il “tra”, cioè la condizione di passaggio, dell’esperienza dell’espatrio che emerge ricorrente dalle interviste ai giovani artisti albanesi come elemento condizionante il loro lavoro (Paci, Centro di permanenza temporanea, anno 2007 con gli extracomunitari in fila sulla scala di imbarco ma senza aereo, vincitore del premio 2011 di Connecting Culture). Casa come elemento del passato, metafora polemica del presente e, volendo, prefigurazione di un imminente futuro (Halilaj They are Lucky to be Bourgeous Hens II, 2009 Biennale di Berlino, con la casa/pollaio in legno e le galline che razzolano intorno).

Protagonista della attività artistica nella capitale è il “Tirana Art Center”. Dal 2001 al 2009 ha organizzato la Biennale di Tirana (la prima edizione curata da Giancarlo Politi, curatore l’anno precedente della mostra Albania today the time of ironic optimism, l’ultima svoltasi nell'hotel Dajti, il maggior hotel dell'Albania costruito nel 1930 dal regime fascista italiano che aveva occupato l’Albania). Cura inoltre il Tirana film festival (dicembre 2011) che nell’edizione 2010 ha presentato, insieme ai lavori di Tomas Saraceno, Bert Theis e Anri Sala, Electric Blue di Adrian Paci, storia di un uomo che cerca di garantire la sopravvivenza economica alla sua famiglia nel pessimo momento storico dell'Albania del 1990.

Nell'altra grande città dell’Albania, Vlore (Valona) protagoniste sono invece le gallerie. Sul lungomare che parte dal (Museo dell’Indipendenza) si trova The Promenade Gallery, che ha in calendario il ??? la presentazione del progetto speciale di Anri Sala (1974) No Formula One No Cry curato da Fani Zguro. La galleria On the Move, in collaborazione con la precedente galleria, presenterà il ???? la personale di Heldi Pema (Tirana 1977, già visto a Villa Croce a Genova) Playgirl, serie di disegni e dipinti (2009/2011) realizzatati utilizzando le pagine di vecchie e nuove riviste di moda. La Galleria Lungomare ha presentato in novembre una mostra degli artisti Anri Sala, video Paesaggio Mancante 2001, Artan Shabani fotografia Paesaggio Missing 2009, Fani Zguro video U Turn 2006, Bruno Muzzolini video "Anema e Core" (2008).

Shkodra (Scutari), montuoso capoluogo del nord dell’Albania e città natale di Adrian Paci, è stata nel passato culla di un fenomeno artistico, culturale e sociale notevolissimo, quello dei fotografi Marubi. Il garibaldino piacentino Pietro nel 1857 si rifugia a Shkodra, dove diventa Pjetër e realizza nel 1858 la prima fotografia in terra albanese, fondando lo studio poi portato avanti dai discendenti Kel e Gegë. In questa storia nata da un esule che lascia “casa” (e che unisce Italia e Albania ma in senso inverso a come avverrà quasi 150 anni dopo) i fatti straordinari sono diversi. La fotografia appena nata si manifesta in forme evolutissime in una cittadina importante dei Balcani ma assolutamente decentrata nel contesto europeo. L’Albania al tempo fa parte dell’Impero ottomano dove la rappresentazione della figura umana sarebbe vietata, e tutti invece si fanno fotografare, comprese le donne musulmane che normalmente si negano allo sguardo degli sconosciuti. I Marubi fotografano la popolazione albanese nelle sue diverse componenti: pasha, prostitute, ufficiali ottomani, mendicanti, preti, consoli, compositori di versi, musicisti, famiglie, congregazioni, donne cattoliche e islamiche, bianchi e mori (fig.3), politici e combattenti, Hoca Ali Riza nel 1900 col vestito turco tradizionale e nel 1905 col vestito all’occidentale. Infine, documentano le trasformazioni politiche e, indirettamente, gli usi propagandistici della fotografia: la proclamazione dell’Indipendenza d’Albania dal balcone di una villa a Valona nel 1912 (avvenimento in realtà ricostruito l’anno successivo appositamente per la sua documentazione fotografica); l’arrivo degli indipendentisti kosovari con in primo piano la figura dell’eroe innumerevolmente replicata in quadri, marmi e bronzi, come nel maestoso e bel Monumento all’indipendenza della piazza centrale di Valona); infine, il dittatore Enver Hohxa che tiene un discorso da un altro balcone circondato da dignitari (nella prima versione, dato che nella seconda versione ritoccata tutti quest’ultimi vengono epurati).

Il ricchissimo archivio Marubi (180.000 negativi) è conservato nella FOTOTEKA KOMBLIARE MARUBI in un cortile di un anonimo edificio grigio nella non facilmente raggiungibile Shkodra.

Più facilmente, una selezione di immagini è visibile (fino al 11 gennaio 2012) nella mostra “L'age d'or del la photographie albanaise: la dinastie Marubi et les rhapsodes de lumiere 1858-1945” a cura di Loic Chauvin e Christian Raby alla “Maison Europeenne de la photografie a Parigi”.

Dalla prima apparizione alla Biennale di Venezia del 1999, l’arte albanese è stata presente nel panorama italiano.

Alla Biennale di Venezia del 2011 la partecipazione Albania curata da Riccardo Caldura ha esposto Anila Rubiku, Orion Shima, Gentian Shkurti, Eltjon Valle, Driant Zeneli. Di Anila Rubiku ricordiamo gli appendini a parete che ci parlano di spogliarsi della propria finta identità data dal vestito e a terra i cappelli da cui affiorano i pensieri che erano in testa di chi li ha portati. Di Eltjon Valle il metro quadrato di terra inquinata dalle rovinose estrazioni petrolifere (l’Albania centrale, nell’ampia zona tra Fear, Berat e Gijrokastra, è disseminata di torri di trivellazione petrolifere, strutture industriali, cisterne, scarichi di liquidi che mi sono parsi totalmente dismessi e abbandonati, se non per qualche rara presenza di mezzi con insegna canadesi). Di Driant Zeneli il suo tentativo di toccare la luna in un video interessante.

Sempre a Venezia, alla Biennale di architettura del 2010 Beyond Color presenta progetti di architetti e artisti per intervenire nel panorama degradato di Tirana, capitale cresciuta troppo in fretta e senza un piano regolatore. Alla prova della realtà, il noto intervento cromatico sugli edifici di Tirana promosso dal sindaco e artista Edi Rama, si risolve purtroppo in interventi assai episodici di decorazione di facciate di anonimi palazzoni e condomini, purtroppo nulla che possa realmente incidere non dico, ovviamente, sull’effettiva qualità della vita e dell’abitare, ma nemmeno sulla immagine della città. Più efficaci sono gli abbattimenti di edifici e quartieri abusivi, in un paese letteralmente disseminato di scheletri in cemento armato di edifici e condomini apparentemente abbandonati, e in cui da tutti i tetti fuoriescono i ferri dei futuri piloni della prossima sopraelevazione.

Al Museo di Arte Contemporanea di Villa Croce a Genova nel 2010 la mostra Così vicina, così lontana. Arte in Albania. Prima e dopo il 1990, curata da Matteo Fochessati, Rubens Shima e Sandra Solimano, proponeva un confronto su vari temi (lavoro, comunicazione, città, donna, propaganda, volto del potere, coppia, piazza, artista) tra le opere del realismo socialista e quelle di artisti d’oggi. Sulla coppia, ad esempio, assai significativo il confronto tra We work and study di Clirim Ceka, 1969, dove una coppia è inserita nella fabbrica dalle ciminiere fumanti ha in mano fogli di studio, e Vote your preferred couple di Elsa Martini, serie di 18 fotografie in cui l’autrice si fotografa via via con un ingegnere albanese, una studentessa kossovara, un guardiano svizzero, un insegnante svedese, un collezionista haitiano, un menager belga ecc.

E tanti sono i giovani artisti che vivono e lavorano in Italia come Venera Kastrati, Rudina Hoxhaj, Liljana Çika Kosturi, Bardhyl Alibali, Alban Berberi, Altin Shuaipi, Lek M. Gjeloshi, e molti altri.

Emanuele Magri
9 ‎febbraio ‎2012

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Fig. 1   Klodiana Alia
drink tickets at the house of alice
 
Fig. 2    Haljlaj Astronauts
Saw My Work and Started Laughing
 
Fig. 3  Moro con fustanella
foto Marubi Scutari